PARTIRE per passare un intero weekend fuori casa, insieme a persone che non si conoscono molto, richiede sempre una certa dose di coraggio e un po’ di voglia di buttarsi nelle cose, ma il programma è completo e goloso: trekking a Ridracoli, uno spettacolo teatrale privato di ROBERTO MERCADINI, yoga mattutino e danze pomeridiane, picnic sull’erba e orchestrine ad accompagnare le giornate, gite in canoa e poesie al tramonto con ANNALISA TEODORANI. Ci sono così tante cose da fare, e tutte così interessanti, che si dimentica quel sottile timore dell’ignoto che a volte si insinua mentre stai preparando la zaino per partire.
A RIDRACOLI, proprio di fronte alla imponente diga, a 600 metri di altezza, c’è un bel casolare di pietra e legno che si chiama LE CASELLE. E’ stato prenotato per il weekend e per tutto il ponte del 1 maggio e sarà la nostra casa per qualche giorno. Attorno è tutto verde per la primavera ormai avanzata, e dal prato di fronte alla casa si resta incantati a guardare i riflessi azzurri del LAGO DI RIDRACOLI.
Quando arrivo trovo quasi tutti visi conosciuti ed è bello salutarsi con calore o abbracciarsi, abbiamo fatto altri viaggi insieme, condiviso piccole parti di vita. C’è quasi tutto il gruppo del recente viaggio in Marocco: Valentina, Francesca e Marco ed Enrico, mentre Omar e Diletta sono venuti da Milano, per ritrovarsi tutti insieme ancora una volta, anche se qui al posto delle dune ci sono i boschi.
Impossibile poi non fermarsi a chiacchierare con Enrico, che è appena tornato dalla VIA DEGLI DEI, e farsi raccontare un po’ di quel cammino. Alla fine ci sono anche molte persone che non conosco, ma c’è tutto il tempo per conoscersi, mentre si cammina sul sentiero o preparando la cena, seduti al tavolo o lavando i piatti.
Qui tutto funziona con una specie di autogestione spontanea per cui qualcuno comincia a fare una cosa, e altri si aggregano spontaneamente. C’è voglia di fare, di parlare, di condividere: 4 sacchi di patate da sbucciare raccolgono le mani di almeno 10 ragazze, e altrettante ricette per farle arrosto, mentre ci si divide i coltelli, le teglie e i taglieri.
Ho tempo di osservare, salutare, scambiare poche parole o farmi guidare dalla curiosità. Ho tempo di ambientarmi, fare amicizia, divertirmi. C’è tempo per conoscere Chiara, una cuoca allegra, un po’ tradizionale un po’ salutista, che si offre di aiutare a preparare la cena e poi finisce per guidare la preparazione di tutti i piatti. C’è tempo per osservare le griglie e i polli che sfrigolano sotto lo sguardo attento di Gianluca, che si è preso la briga di cuocerli tutti, e poi se ne sta a sudare davanti alle braci come se fosse in trincea, e non molla finché non è tutto cotto a puntino.
C’è tempo per chiacchierare con Tiziana, la blogger dell’Ombelico di Venere, che è impegnata a fare la sfoglia, ed è brava e da consigli utili, tanto che tutti si mettono in fila come bambini per farle saggiare la consistenza della pasta con le dita.
Nell’arco di qualche ora, 40 uova e tanta farina diventano tanti rotolini di tagliatelle, tutti diversi ma tutti buonissimi quando finiscono nello stesso piatto, con un buon sugo. Mi viene spontaneo paragonarli ai partecipanti al weekend, Martino, Arianna, Alice, Marzia, Elisa, Simone e tutti gli altri, tutti diversi tra loro, ma che stanno benissimo insieme, uniti da un condimento unico: la semplicità, l’allegria, la curiosità e la disponibilità all’ascolto dell’altro.
Ci si ritrova tutti e 40 a pranzo, con i tavoli accostati all’aperto sotto i fiori del ciliegio, seduti vicini vicini per starci tutti, una festa in famiglia.
Ogni tanto provo a leggere, ma il libro finisce continuamente posato perché Omar o Marco si siedono vicino a me a chiedere come sto e godersi il pomeriggio, mentre la musica in sottofondo invita a ballare.
La stessa musica accompagna la lettura delle poesie di FRANCO ARMINIO e di ANNALISA TEODORANI, ed è il momento più bello della giornata, mentre il sole tramonta e l’aria profuma. Non so bene se guardare Annalisa che recita le poesia, o lasciar spaziare lo sguardo su questi magnifici paesaggi di Appennino verde e rigoglioso.
Una primavera
A t rigàl una primavera
ch’l’è snò una paróla
ma tìnla dacòunt
ch’la fiuréssa par tótta la vóita
[Una primavera – Ti regalo una primavera / che è soltanto una parola / ma tienila da conto / che fiorisca per tutta la vita.]
E quando scende la sera si accende un palcoscenico di lampadine e un attore d’eccezione unisce tutti i presenti in un coro di risate.
Mi sento a casa. Ci vuole sempre una piccola spinta per partire, ma ancora più difficile è tornare.
di Paola Urbinati
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